Diritto del lavoro
11/29/2025
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Licenziamento illegittimo 2025: Sentenza Corte Costituzionale n. 118/2025 e diritti del lavoratore – Guida completa

Sentenza storica della Corte Costituzionale del 21 luglio 2025: abolito il tetto di 6 mensilità per le piccole imprese. Nuova tutela: indennizzo fino a 18 mensilità. Reintegrazione ampliata. 8 casi reali, guida passo-passo, 15 FAQ.

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By Esperto di diritto del lavoro

Insurance Claims Expert

Licenziamento illegittimo 2025: Sentenza Corte Costituzionale n. 118/2025 e diritti del lavoratore – Guida completa

Ultimo aggiornamento: 29 novembre 2025

Sentenza storica della Corte Costituzionale del 21 luglio 2025: abolito il tetto di 6 mensilità per le piccole imprese

La Corte Costituzionale italiana ha depositato il 21 luglio 2025 la sentenza n. 118/2025, dichiarando l'illegittimità costituzionale del tetto massimo di sei mensilità previsto dall'articolo 9, comma 1, del Decreto legislativo n. 23/2015 (Jobs Act) per l'indennità spettante ai lavoratori licenziati illegittimamente da datori di lavoro con meno di 15 dipendenti.

Questa decisione storica amplia la tutela per milioni di lavoratori italiani impiegati nelle piccole e medie imprese, che costituiscono la quasi totalità del tessuto produttivo italiano.

Le conseguenze immediate della sentenza 118/2025

Prima della sentenza (fino al 20 luglio 2025)

Piccole imprese (meno di 15 dipendenti):
  • Indennizzo per licenziamento illegittimo: da 3 a 6 mensilità
  • Tetto massimo invalicabile: 6 mensilità (anche per lavoratori con 20 anni di servizio)
Grandi imprese (15 o più dipendenti):
  • Indennizzo per licenziamento illegittimo: da 6 a 36 mensilità
  • Nessun tetto massimo rigido

Dopo la sentenza (dal 21 luglio 2025)

Piccole imprese (meno di 15 dipendenti):
  • NUOVO: Indennizzo da 3 a 18 mensilità (rimane il dimezzamento, ma senza tetto di 6 mesi)
  • I giudici possono valutare caso per caso la gravità del licenziamento illegittimo
  • Considerazione dell'anzianità di servizio, tipo di violazione, forza economica reale dell'impresa
Grandi imprese (15 o più dipendenti):
  • Nessuna modifica: indennizzo da 6 a 36 mensilità

Secondo la Corte, il numero di dipendenti da solo non può più essere considerato l'unico indicatore della forza economica di un'impresa nell'era della tecnologia e della trasformazione dei processi produttivi.

Motivazioni della Corte Costituzionale

Violazione dei principi costituzionali

La Corte ha individuato le seguenti violazioni costituzionali nel tetto massimo di 6 mensilità:

  • Violazione del principio di uguaglianza (art. 3 Cost.): Un lavoratore con 15 anni di anzianità riceveva lo stesso indennizzo di uno con 2 anni, nonostante il danno maggiore subito.
  • Violazione del diritto alla difesa (art. 24 Cost.): Il tetto rigido impediva al giudice di valutare la gravità specifica del licenziamento illegittimo.
  • Compressione eccessiva della tutela: Secondo la Corte, imporre un tetto di sei mesi che è invalicabile anche nei casi di licenziamenti con le forme più gravi di illegittimità comprime eccessivamente l'importo del risarcimento.

Il criterio del numero di dipendenti non è più sufficiente

La Corte ha chiarito che in un'economia moderna caratterizzata da trasformazione tecnologica:

  • Una piccola impresa tecnologica può avere fatturati milionari con pochi dipendenti
  • Una start-up può essere finanziata da capitali importanti pur avendo meno di 15 dipendenti
  • Il numero di dipendenti non riflette più necessariamente la capacità economica dell'impresa
Nuovi criteri di valutazione:
  • Fatturato dell'impresa
  • Bilancio economico
  • Patrimonio aziendale
  • Settore di attività
  • Contesto economico

Casi reali di licenziamento illegittimo: sentenze 2024-2025

Caso 1: Cassazione 9 marzo 2025 – Licenziamento per finta riorganizzazione

Fonte: Cassazione Ordinanza n. 6221/2025

Situazione:
  • Lavoratrice di un albergo licenziata per "giustificato motivo oggettivo"
  • Motivazione: presunta riorganizzazione aziendale
  • Realtà: la società non ha dimostrato che la riorganizzazione fosse effettivamente in corso
Decisione della Cassazione:
  • Licenziamento illegittimo per manifesta insussistenza del fatto
  • Reintegrazione nel posto di lavoro (non solo indennizzo economico)
  • Indennità risarcitoria: pagamento degli stipendi arretrati fino alla reintegrazione (massimo 12 mensilità)

Principio stabilito: A seguito della Corte Costituzionale n. 128/2024, in caso di insussistenza del giustificato motivo oggettivo, il lavoratore assunto dopo marzo 2015 (Jobs Act) ha diritto alla reintegra, non solo al risarcimento economico.

Caso 2: Cassazione 25 ottobre 2024 – Reintegrazione confermata

Fonte: Cassazione sentenza 25 ottobre 2024

Situazione:
  • Dipendente licenziato per giustificato motivo oggettivo
  • La Corte d'Appello di Milano aveva già dichiarato il licenziamento illegittimo
  • L'azienda ha fatto ricorso in Cassazione
Decisione della Cassazione:
  • Rigetto del ricorso aziendale
  • Conferma della reintegrazione del dipendente
  • Indennità risarcitoria: pari all'ultima retribuzione globale di fatto, massimo 12 mensilità

Importanza: La Cassazione conferma che la reintegrazione è il rimedio principale nei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo quando il fatto è inesistente.

Caso 3: Cassazione Ordinanza n. 6385/2024 – Mancato repechage

Fonte: Cassazione n. 6385/2024

Situazione:
  • Lavoratrice licenziata per riorganizzazione aziendale
  • L'azienda non ha dimostrato l'impossibilità di ricollocarla in un'altra posizione (obbligo di repechage)
Decisione della Cassazione:
  • Licenziamento illegittimo per violazione dell'obbligo di repechage
  • Reintegrazione nel posto di lavoro
  • Indennità risarcitoria

Principio dell'obbligo di repechage: Il datore di lavoro, prima di licenziare per motivi economici/organizzativi, DEVE dimostrare di aver cercato di ricollocare il dipendente in altre mansioni disponibili nell'azienda, anche inferiori.

Caso 4: Cassazione 24 settembre 2025 – Obbligo di repechage rafforzato

Fonte: Cassazione Ordinanza n. 26035/2025

Situazione:
  • Azienda che licenzia per soppressione di una posizione lavorativa
  • Non ha cercato attivamente di ricollocare il dipendente
Decisione della Cassazione:
  • Rafforzamento dei criteri applicativi dell'obbligo di repechage
  • Il datore di lavoro deve PROVARE:
  • Di aver cercato posizioni alternative
  • Che tali posizioni non esistevano
  • Che il lavoratore non aveva le competenze per ricoprire altre posizioni

Conseguenza pratica: Diventa più difficile per i datori di lavoro licenziare per motivi economici senza offrire alternative.

Caso 5: Applicazione pratica della sentenza 118/2025

Fonte: Caso applicativo sentenza 118/2025

Situazione:
  • Piccola impresa (meno di 15 dipendenti)
  • Lavoratore con 10 anni di anzianità
  • Licenziamento illegittimo per insussistenza del giustificato motivo
Prima della sentenza 118/2025:
  • Indennizzo massimo: 6 mensilità (circa 9.560 €)
Dopo la sentenza 118/2025:
  • Indennizzo riconosciuto dal giudice: 8 mensilità
  • Importo: 8 × 1.593,38 € = 12.747,04 €
  • Aumento del 33% rispetto al vecchio tetto massimo

Criterio del giudice: Ha valutato l'anzianità di servizio (10 anni), la gravità della violazione (insussistenza totale del motivo), e la condotta del datore di lavoro (licenziamento pretestuoso).

Caso 6: Mobbing e dimissioni per giusta causa

Fonte: Cassazione sentenza n. 24201 del 29 agosto 2025

Situazione:
  • Lavoratore costretto a dimettersi per comportamenti di mobbing sistematico
  • Azioni vessatorie: demansionamento, isolamento, critiche ingiustificate continue
  • Il lavoratore ha presentato dimissioni "per giusta causa"
Decisione della Cassazione:
  • Dimissioni equiparate a licenziamento illegittimo
  • Il datore di lavoro è stato condannato a:
  • Risarcimento del danno patrimoniale (stipendi persi)
  • Risarcimento del danno esistenziale (deterioramento della salute psicofisica)
  • Totale risarcimento: oltre 50.000 €

Diritto alla NASpI: Il lavoratore che si dimette per giusta causa dovuta a mobbing ha diritto alla disoccupazione (NASpI), come se fosse stato licenziato.

Caso 7: Sentenza Corte Costituzionale n. 128/2024 – Reintegrazione per motivo oggettivo

Fonte: Corte Costituzionale sentenza n. 128/2024

Innovazione: La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la previsione del Jobs Act che limitava la tutela reintegratoria nei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo.

Nuova regola: Se il giudice accerta che il motivo economico/organizzativo addotto dal datore di lavoro è inesistente, il lavoratore ha diritto alla reintegrazione, non solo al risarcimento economico.

Impatto: Questa sentenza, insieme alla 129/2024 (licenziamento disciplinare), ha ampliato significativamente l'area della reintegrazione.

Caso 8: Sentenza Corte Costituzionale n. 129/2024 – Sanzione disciplinare conservativa

Fonte: Corte Costituzionale sentenza n. 129/2024

Situazione: Lavoratore licenziato per una condotta che, secondo il contratto collettivo, doveva essere punita con una sanzione conservativa (sospensione, multa) e non con il licenziamento.

Decisione della Corte Costituzionale:
  • Illegittimità costituzionale della norma del Jobs Act che prevedeva solo indennizzo economico
  • Diritto alla reintegrazione quando il comportamento è punibile solo con sanzione conservativa

Principio: Se il contratto collettivo prevede per quella condotta una sanzione meno grave del licenziamento, il licenziamento è illegittimo e il lavoratore va reintegrato.

Jobs Act vs. Articolo 18: evoluzione della normativa

Prima del Jobs Act (fino al 6 marzo 2015): Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori

Protezione forte per i lavoratori:

Reintegrazione nel posto di lavoro come rimedio principale per licenziamenti illegittimi

Indennizzo minimo alto:
  • Licenziamento disciplinare illegittimo: minimo 12 mensilità
  • Licenziamento senza giustificazione: minimo 6 mensilità

Tutela reintegratoria estesa: La reintegrazione era prevista nella maggior parte dei casi di licenziamento illegittimo

Nessun limite temporale: Il lavoratore poteva essere reintegrato anche dopo anni

Dopo il Jobs Act (dal 7 marzo 2015): Decreto Legislativo 23/2015

Protezione indebolita:

Reintegrazione limitata: Solo per licenziamenti discriminatori, nulli, o disciplinari con insussistenza manifesta del fatto

Indennizzo economico come regola generale: Nella maggior parte dei casi, il lavoratore riceve solo denaro, non il posto di lavoro

Indennizzo ridotto:
  • Grandi imprese: 6-36 mensilità
  • Piccole imprese: 3-6 mensilità (PRIMA della sentenza 118/2025)

Calcolo rigido: Due mensilità per anno di servizio (criterio automatico)

Dopo le sentenze della Corte Costituzionale (2024-2025): Ritorno parziale all'Articolo 18

Protezione rafforzata dalla giurisprudenza:

Reintegrazione ampliata (Sentenza 128/2024):
  • Anche per licenziamenti economici/organizzativi con insussistenza del fatto
  • Anche per licenziamenti disciplinari con sanzione conservativa (Sentenza 129/2024)
Indennizzo più alto per piccole imprese (Sentenza 118/2025):
  • Eliminato il tetto di 6 mensilità
  • Nuovo range: 3-18 mensilità

Valutazione caso per caso: Il giudice può considerare l'anzianità, la gravità della violazione, la forza economica reale dell'impresa

Situazione attuale: Le sentenze della Corte Costituzionale hanno parzialmente "corretto" il Jobs Act, riportando la reintegrazione al centro della tutela contro i licenziamenti illegittimi.

Referendum 8-9 giugno 2025: abrogazione del Jobs Act

Il quesito referendario

Il 8 e 9 giugno 2025, i cittadini italiani sono chiamati a votare per l'abrogazione del Decreto Legislativo 23/2015 (Jobs Act) sui licenziamenti.

Quesito n. 1: "Volete voi l'abrogazione del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23, recante 'Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti'?"

Cosa significa votare SÌ

Secondo la CGIL:

Ripristino dell'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori per tutti i lavoratori

Reintegrazione come rimedio principale per licenziamenti illegittimi

Indennizzo minimo più alto:
  • Licenziamenti disciplinari: minimo 12 mensilità (invece di 6)
  • Licenziamenti senza giustificazione: minimo 6 mensilità (invece di 2)

Maggiore certezza del diritto: Un unico regime giuridico per tutti i lavoratori

Cosa significa votare NO

Mantenimento del Jobs Act con le modifiche apportate dalla Corte Costituzionale (2024-2025)

Doppio regime: Articolo 18 per assunti prima del 7 marzo 2015, Jobs Act per gli altri

Reintegrazione limitata: Solo nei casi ampliati dalla Corte Costituzionale

Confronto tra i due scenari

| Aspetto | Articolo 18 (SÌ) | Jobs Act modificato (NO) | |---------|------------------|--------------------------| | Reintegrazione licenziamento disciplinare | Sempre (se illegittimo) | Solo se insussistenza manifesta del fatto o sanzione conservativa | | Reintegrazione licenziamento economico | Sempre (se illegittimo) | Solo se insussistenza del fatto | | Indennizzo minimo (disciplinare) | 12 mensilità | 6 mensilità (grandi imprese), 3 mensilità (piccole) | | Indennizzo massimo | Nessun limite | 36 mensilità (grandi), 18 mensilità (piccole) | | Calcolo indennizzo | Discrezionale del giudice | 2 mensilità per anno (con discrezionalità post-sentenze) |

Risultato referendum: Il referendum è uno dei cinque quesiti sottoposti agli elettori l'8-9 giugno 2025 sul tema del lavoro.

Guida pratica: cosa fare se sei stato licenziato illegittimamente

Passo 1: Verifica se il tuo licenziamento è illegittimo (entro 24 ore)

Domande da porsi:

✅ Ti hanno comunicato il licenziamento per iscritto? (Licenziamento orale = NULLO)

✅ Hanno indicato una motivazione specifica? (Licenziamento senza motivazione = ILLEGITTIMO)

✅ La motivazione corrisponde alla realtà? (Motivazione falsa = ILLEGITTIMO)

✅ Sei stata/o licenziata/o durante la gravidanza, maternità, o malattia? (Licenziamento DISCRIMINATORIO = NULLO)

✅ Sei stata/o licenziata/o per aver denunciato irregolarità o chiesto diritti? (Licenziamento RITORSIVO = NULLO)

Passo 2: Raccogliere prove immediatamente (entro 3 giorni)

Documenti essenziali:

  • Lettera di licenziamento (FONDAMENTALE)
  • Contratto di lavoro originale
  • Buste paga degli ultimi 12 mesi
  • E-mail e messaggi che dimostrano:
  • La tua attività lavorativa normale
  • Eventuali richieste di ferie/permessi/malattia
  • Comunicazioni con superiori e colleghi
  • Testimoni: Nomi e contatti di colleghi che possono confermare la tua versione

Attenzione: Se hai accesso alla posta elettronica aziendale, scarica SUBITO tutte le e-mail rilevanti. Dopo il licenziamento, l'azienda potrebbe bloccare l'accesso.

Passo 3: Inviare impugnazione del licenziamento (entro 60 giorni)

TERMINE PERENTORIO: Hai 60 giorni dalla ricezione del licenziamento per impugnarlo, altrimenti perdi il diritto di contestarlo.

Modalità di impugnazione:

  • Lettera raccomandata A/R all'azienda con la dicitura:

 Oggetto: Impugnazione del licenziamento ai sensi dell'art. 6 della Legge n. 604/1966

Spett.le [Nome Azienda],

Con la presente impugno formalmente il licenziamento comunicatomi in data [DATA], in quanto illegittimo per le seguenti ragioni:

[Indicare brevemente i motivi: es. "insussistenza del giustificato motivo oggettivo", "violazione dell'obbligo di repechage", "licenziamento discriminatorio"]

Mi riservo di far valere i miei diritti nelle competenti sedi giudiziarie.

Distinti saluti, [Firma] [Data]

  • Invio tramite PEC (Posta Elettronica Certificata) se l'azienda ha un indirizzo PEC

IMPORTANTE: L'impugnazione è solo una comunicazione formale. Non è necessario indicare tutti i dettagli legali, basta esprimere la volontà di contestare il licenziamento.

Passo 4: Contattare un avvocato del lavoro (entro 15 giorni)

Dove trovare un avvocato specializzato:

  • Ordine degli Avvocati della tua città: lista avvocati specializzati in diritto del lavoro
  • Sindacati (CGIL, CISL, UIL): offrono consulenza legale gratuita o a costi ridotti per gli iscritti
  • Patronati (INCA, INAS, ITAL): assistenza gratuita per i cittadini
Prima consulenza:
  • Porta tutti i documenti raccolti
  • Esponi la tua situazione
  • Chiedi una valutazione della fondatezza del ricorso
  • Chiedi una stima dei costi legali
Costi legali:
  • Gratuito patrocinio: Se hai un reddito basso (ISEE sotto 12.000 €), puoi chiedere il gratuito patrocinio (lo Stato paga l'avvocato)
  • Tariffa oraria: 100-250 € l'ora
  • Forfait: 1.500-5.000 € per l'intero procedimento (dipende dalla complessità)

Passo 5: Tentativo obbligatorio di conciliazione (entro 180 giorni)

Cos'è: Prima di fare causa, la legge prevede un tentativo di conciliazione presso:
  • Direzione Territoriale del Lavoro (DTL)
  • Commissione di Conciliazione sindacale
  • Collegio di Conciliazione e Arbitrato
Procedura:
  • L'avvocato deposita un ricorso presso uno di questi organismi
  • Viene fissato un incontro tra te (con l'avvocato) e l'azienda
  • Si cerca un accordo stragiudiziale

Possibili esiti:

Accordo raggiunto: L'azienda accetta di reintegrarti o pagarti un indennizzo concordato (spesso più alto di quello minimo di legge)

Nessun accordo: Si procede con la causa in tribunale

Percentuale di successo: Circa il 30-40% dei casi si chiude in questa fase con un accordo.

Passo 6: Ricorso al Tribunale del Lavoro (entro 180 giorni dall'impugnazione)

TERMINE PERENTORIO: Hai 180 giorni dall'invio dell'impugnazione per depositare il ricorso in Tribunale, altrimenti l'impugnazione decade.

Procedura:

  • Deposito del ricorso: L'avvocato deposita il ricorso presso il Tribunale del Lavoro territorialmente competente
  • Udienza di comparizione: Il giudice fissa un'udienza (di solito entro 2-4 mesi)
  • Tentativo di conciliazione giudiziale: All'udienza, il giudice cerca un accordo tra le parti
  • Fase istruttoria (se non c'è accordo):
  • Interrogatorio delle parti
  • Esame dei testimoni
  • Deposito di documenti
  • Sentenza: Il giudice decide (entro 6-18 mesi dal deposito del ricorso)

Passo 7: Comprendere i possibili esiti

Esito A: Licenziamento NULLO (discriminatorio, ritorsivo, orale)

Reintegrazione nel posto di lavoro (SEMPRE, indipendentemente dalle dimensioni aziendali)

Indennità risarcitoria: Da un minimo di 5 mensilità fino a un massimo di 12 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto

Versamento contributi previdenziali: L'azienda deve versare i contributi per il periodo tra licenziamento e reintegrazione

Esito B: Licenziamento disciplinare ILLEGITTIMO con insussistenza manifesta del fatto

Reintegrazione nel posto di lavoro (dopo sentenza Corte Cost. 129/2024)

Indennità risarcitoria: Massimo 12 mensilità

Versamento contributi previdenziali

Esito C: Licenziamento economico/organizzativo ILLEGITTIMO con insussistenza del fatto

Reintegrazione nel posto di lavoro (dopo sentenza Corte Cost. 128/2024)

Indennità risarcitoria: Massimo 12 mensilità

Versamento contributi previdenziali

Esito D: Altri licenziamenti ILLEGITTIMI (procedura viziata, motivazione insufficiente, ecc.)

Nessuna reintegrazione (solo indennizzo economico)

Indennizzo economico:
  • Grandi imprese (≥15 dipendenti): Da 6 a 36 mensilità (criterio: 2 mensilità per anno di servizio, con minimo 6 e massimo 36)
  • Piccole imprese (<15 dipendenti): Da 3 a 18 mensilità (criterio: 1 mensilità per anno di servizio, con minimo 3 e massimo 18) – DOPO SENTENZA 118/2025

Esito E: Licenziamento LEGITTIMO

❌ Il ricorso viene respinto

❌ Nessun indennizzo

❌ Potresti dover pagare le spese legali dell'azienda (se hai perso completamente)

Passo 8: Richiedere la NASpI (disoccupazione)

Cos'è la NASpI: Indennità di disoccupazione erogata dall'INPS ai lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro.

Requisiti:
  • Aver perso il lavoro involontariamente (licenziamento, NON dimissioni)
  • Almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni
  • Almeno 30 giorni di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi
Importo:
  • 75% della retribuzione media mensile (se la retribuzione è sotto 1.352,19 €)
  • 75% di 1.352,19 € + 25% della differenza (se la retribuzione è sopra 1.352,19 €)
  • Massimo mensile: circa 1.550 € (nel 2025)
Durata:
  • Metà delle settimane di contributi versati negli ultimi 4 anni
  • Massimo 24 mesi
Come richiederla:
  • Online sul sito INPS (entro 68 giorni dal licenziamento)
  • Tramite Patronato (assistenza gratuita)
  • Tramite Contact Center INPS (803 164)

ATTENZIONE: Se vinci la causa e vieni reintegrato, dovrai restituire la NASpI percepita.

Domande frequenti (FAQ)

1. Quanto tempo ho per impugnare un licenziamento?

60 giorni dalla ricezione della comunicazione di licenziamento. Questo termine è perentorio: se non impugni entro 60 giorni, perdi definitivamente il diritto di contestare il licenziamento.

Dopo l'impugnazione, hai altri 180 giorni per depositare il ricorso al Tribunale del Lavoro.

Totale: 240 giorni (circa 8 mesi) dal licenziamento per iniziare la causa.

2. Il licenziamento verbale è valido?

NO. Il licenziamento deve essere comunicato per iscritto, con indicazione dei motivi. Un licenziamento verbale (anche se seguito da conferma orale) è NULLO e comporta:

✅ Reintegrazione automatica nel posto di lavoro

✅ Indennità risarcitoria (5-12 mensilità)

✅ Versamento contributi previdenziali

3. Mi hanno licenziato durante la malattia. È legale?

Dipende dalla durata della malattia.

Licenziamento ILLEGITTIMO se:
  • Sei ancora nel periodo di comporto (periodo massimo di malattia protetto, di solito 180 giorni in un anno)
  • La malattia è causata da infortunio sul lavoro o malattia professionale
Licenziamento LEGITTIMO se:
  • Hai superato il periodo di comporto
  • La malattia non è legata al lavoro
  • L'azienda dimostra che non può più attendere il tuo rientro

Licenziamento discriminatorio: Se vieni licenziato PERCHÉ malato (es. malattia oncologica, HIV, disabilità), il licenziamento è NULLO come discriminatorio.

4. Posso essere licenziato in gravidanza o maternità?

NO, assolutamente. Il licenziamento di una lavoratrice in gravidanza o nei primi 3 anni di vita del bambino è NULLO, salvo casi eccezionali:

✅ Giusta causa (es. furto, aggressione) ✅ Cessazione dell'attività aziendale ✅ Fine del contratto a termine ✅ Esito negativo della prova

In tutti gli altri casi, il licenziamento è NULLO e comporta:

✅ Reintegrazione automatica

✅ Indennità risarcitoria (5-12 mensilità)

✅ Risarcimento del danno (anche non patrimoniale)

5. Cos'è l'obbligo di repechage?

Obbligo di repechage = Obbligo del datore di lavoro di cercare una posizione alternativa per il lavoratore prima di licenziarlo per motivi economici/organizzativi.

Esempio: Se l'azienda sopprime il tuo ruolo di "operatore customer service" per riduzione del personale, DEVE verificare se può ricollocarti come:
  • Operatore di magazzino
  • Addetto amministrativo
  • Qualsiasi altra mansione disponibile nell'azienda (anche di livello inferiore)
Conseguenze della violazione:
  • Licenziamento ILLEGITTIMO
  • Reintegrazione nel posto di lavoro (dopo sentenza Corte Cost. 128/2024)
  • Indennità risarcitoria

Onere della prova: L'azienda deve DIMOSTRARE di aver cercato posizioni alternative e di non averne trovate.

6. Quanto posso ottenere se vinco la causa?

Dipende dal tipo di licenziamento illegittimo e dalle dimensioni dell'azienda.

Licenziamento NULLO (discriminatorio, gravidanza, ritorsivo, orale):
  • Reintegrazione
  • Indennità: 5-12 mensilità (circa 7.500 - 30.000 €)
  • Contributi previdenziali
Licenziamento disciplinare con insussistenza manifesta del fatto:
  • Reintegrazione (dopo sent. 129/2024)
  • Indennità: max 12 mensilità (circa 15.000 - 30.000 €)
Licenziamento economico con insussistenza del fatto:
  • Reintegrazione (dopo sent. 128/2024)
  • Indennità: max 12 mensilità
Altri licenziamenti ILLEGITTIMI:
  • Grandi imprese: 6-36 mensilità (circa 15.000 - 90.000 €)
  • Piccole imprese: 3-18 mensilità (circa 4.500 - 36.000 €) – DOPO SENTENZA 118/2025

Calcolo orientativo: Retribuzione mensile lorda × numero di mensilità stabilite dal giudice.

7. L'azienda può licenziarmi per assenteismo?

SÌ, ma solo in casi specifici e documentati.

Assenteismo legittimo (NON giustifica licenziamento):
  • Malattia certificata da medico
  • Infortunio sul lavoro
  • Gravidanza/maternità
  • Permessi legge 104 (assistenza familiare disabile)
  • Permessi sindacali
Assenteismo illegittimo (può giustificare licenziamento):
  • Assenze ingiustificate ripetute
  • Malattia "strategica" (es. sempre il lunedì e venerdì)
  • Falsa malattia (dimostrata con controlli medici)
Procedura disciplinare: L'azienda DEVE seguire la procedura:
  • Contestazione scritta dell'assenza
  • Convocazione del lavoratore per difesa
  • Valutazione delle giustificazioni
  • Eventuale licenziamento

Violazione della procedura = licenziamento ILLEGITTIMO

8. Posso dimettermi e poi impugnare il licenziamento?

NO. Se ti dimetti volontariamente, rinunci automaticamente al diritto di impugnare un eventuale licenziamento illegittimo.

Eccezione: dimissioni per giusta causa

Se ti dimetti per giusta causa (es. mobbing, mancato pagamento stipendio, modifica sostanziale delle mansioni), puoi: ✅ Richiedere la NASpI (disoccupazione) ✅ Fare causa per ottenere il risarcimento del danno ✅ Chiedere che le dimissioni siano equiparate a licenziamento illegittimo

Dimissioni per giusta causa – Motivi validi:
  • Mobbing sistematico documentato
  • Molestie sessuali
  • Mancato pagamento dello stipendio per più di 2 mesi
  • Modifica unilaterale delle mansioni (demansionamento)
  • Trasferimento illegittimo a sede lontana
  • Ambiente di lavoro pericoloso per la salute

IMPORTANTE: Prima di dimetterti, consulta un avvocato del lavoro per valutare se hai i requisiti per le dimissioni per giusta causa.

9. Quanto dura una causa per licenziamento illegittimo?

Fase conciliativa (obbligatoria):
  • 2-3 mesi dall'impugnazione
  • Esito: 30-40% si chiude con accordo
Primo grado (Tribunale del Lavoro):
  • Deposito ricorso → Udienza: 2-4 mesi
  • Udienza → Sentenza: 6-18 mesi
  • Totale: 8-22 mesi
Appello (se una parte impugna la sentenza):
  • 12-24 mesi
Cassazione (se una parte impugna l'appello):
  • 24-36 mesi
Durata totale orientativa:
  • Se accordo in conciliazione: 2-3 mesi
  • Se sentenza di primo grado: 8-22 mesi
  • Se ricorso in appello: 20-46 mesi
  • Se ricorso in Cassazione: 44-82 mesi (circa 4-7 anni)

Nota: In Italia ci sono circa 20.000 cause pendenti per licenziamento, quindi i tempi possono variare in base al tribunale.

10. L'azienda può licenziarmi se ha problemi economici?

SÌ, ma deve rispettare regole precise.

Licenziamento per giustificato motivo oggettivo (crisi aziendale):

Requisiti:
  • Dimostrazione documentata della crisi economica (bilanci, fatture, calo fatturato)
  • Nesso causale tra la crisi e la soppressione della tua posizione specifica
  • Rispetto dell'obbligo di repechage (cercare posizioni alternative)
Procedura:
  • Comunicazione scritta del licenziamento con motivazioni dettagliate
  • Dimostrazione che non esistono altre posizioni disponibili
  • Criterio di scelta (se licenzia solo alcuni): carichi familiari, anzianità, esigenze tecnico-produttive
Licenziamento collettivo (più di 5 lavoratori in 120 giorni):
  • Procedura sindacale obbligatoria
  • Criteri di scelta concordati con i sindacati
  • Comunicazione alla Direzione Territoriale del Lavoro
Violazioni che rendono il licenziamento ILLEGITTIMO:
  • Mancata dimostrazione della crisi
  • Mancato rispetto del repechage
  • Scelta discriminatoria (es. licenziare solo donne o anziani)
  • Violazione della procedura

11. Posso rifiutare di essere reintegrato?

SÌ. Se vinci la causa e il giudice ordina la tua reintegrazione, puoi SCEGLIERE:

Opzione A: Accettare la reintegrazione
  • Torni al tuo posto di lavoro
  • L'azienda paga gli stipendi arretrati (max 12 mensilità)
  • Versamento contributi previdenziali
Opzione B: Rifiutare la reintegrazione e chiedere l'indennità sostitutiva
  • Ricevi 15 mensilità di indennizzo (invece di tornare al lavoro)
  • Puoi cercare un nuovo lavoro senza vincoli
Quando conviene rifiutare la reintegrazione:
  • Il rapporto con l'azienda è definitivamente compromesso
  • Hai già trovato un nuovo lavoro migliore
  • Non vuoi tornare in un ambiente ostile

Termine per decidere: 30 giorni dalla comunicazione della sentenza.

12. Il periodo di prova mi protegge dal licenziamento illegittimo?

NO. Durante il periodo di prova, entrambe le parti (lavoratore e datore di lavoro) possono recedere dal contratto senza motivazione e senza preavviso.

Eccezioni – Licenziamento illegittimo anche in prova:

Licenziamento discriminatorio: Es. scopri che sei incinta durante la prova e ti licenziano

Licenziamento ritorsivo: Es. ti licenziano perché hai segnalato irregolarità sulla sicurezza

Licenziamento arbitrario: Es. ti licenziano il primo giorno senza nemmeno averti visto lavorare (mancanza di "buona fede")

Onere della prova: Se vieni licenziato in prova, devi DIMOSTRARE che il licenziamento è discriminatorio o ritorsivo. È più difficile che nel caso di un licenziamento normale.

13. Cosa cambia dopo la sentenza 118/2025 per le piccole imprese?

Prima della sentenza (fino al 20 luglio 2025):

Piccole imprese (< 15 dipendenti):
  • Indennizzo: 3-6 mensilità
  • Calcolo: 1 mensilità per anno di servizio
  • Massimo invalicabile: 6 mensilità
Esempio:
  • Lavoratore con 15 anni di servizio
  • Indennizzo: 6 mensilità (tetto massimo)
  • Importo: circa 9.000 €

Dopo la sentenza (dal 21 luglio 2025):

Piccole imprese (< 15 dipendenti):
  • Indennizzo: 3-18 mensilità
  • Calcolo: 1 mensilità per anno di servizio, MA il giudice può aumentare fino a 18 mensilità valutando:
  • Gravità della violazione
  • Anzianità di servizio
  • Forza economica reale dell'impresa (fatturato, bilancio)
Esempio:
  • Lavoratore con 15 anni di servizio
  • Licenziamento illegittimo grave (motivo inesistente)
  • Indennizzo: 12-15 mensilità (decisione del giudice)
  • Importo: circa 18.000 - 22.500 €

Aumento medio stimato: +50-150%

14. Posso registrare le conversazioni con il mio capo come prova?

SÌ, con limiti.

Registrazioni lecite (utilizzabili in tribunale):
  • ✅ Conversazioni a cui partecipi direttamente
  • ✅ Conversazioni in luoghi di lavoro comuni (ufficio condiviso)
  • ✅ Riunioni aziendali a cui partecipi
Registrazioni illecite (NON utilizzabili):
  • ❌ Conversazioni private tra altre persone (senza che tu sia presente)
  • ❌ Registrazioni in luoghi privati (bagno, spogliatoio)
  • ❌ Intercettazioni telefoniche
Consigli pratici:
  • Avvisa il tuo interlocutore che stai registrando (non è obbligatorio, ma migliora la credibilità)
  • Conserva le registrazioni originali (non modificate)
  • Fai trascrivere le registrazioni da un perito (per presentarle in tribunale)

Valore probatorio: Le registrazioni sono considerate prove valide, ma il giudice può valutare se sono state ottenute lecitamente.

15. Quanto costa fare causa per licenziamento illegittimo?

Costi legali:

Avvocato:
  • Consulenza iniziale: 50-200 € (spesso gratuita)
  • Parcella forfettaria: 1.500 - 5.000 €
  • Parcella oraria: 100-250 €/ora
Contributo unificato (tassa per deposito ricorso):
  • Valore causa fino a 1.100 €: 43 €
  • Valore causa 1.100-5.200 €: 98 €
  • Valore causa 5.200-26.000 €: 237 €
  • Valore causa oltre 26.000 €: 518 €
Spese CTU (consulenza tecnica d'ufficio, se necessaria):
  • 500-2.000 € (anticipate, ma rimborsate se vinci)
Spese per testimoni/periti:
  • 100-500 €

TOTALE STIMATO: 2.000 - 7.000 €

Opzioni per ridurre i costi:

Gratuito patrocinio: Se hai un ISEE sotto 12.000 €, lo Stato paga l'avvocato

Sindacati: Offrono assistenza legale gratuita o a costo ridotto per gli iscritti (quota annuale: 50-150 €)

Assicurazione di tutela legale: Se hai una polizza RC familiare o auto con tutela legale, potrebbe coprire i costi

Se vinci la causa:
  • L'azienda deve rimborsarti le spese legali
  • Recuperi anche il contributo unificato
Se perdi:
  • Paghi le tue spese legali
  • Potresti dover pagare anche le spese dell'azienda (se la sconfitta è totale)

Statistiche sui licenziamenti illegittimi in Italia

Numero di cause

Secondo il Ministero della Giustizia:

  • 2014: 18.771 procedimenti nel settore privato
  • 2016: 22.279 procedimenti (+18,7% rispetto al 2014)
  • 2017: 20.580 procedimenti

Dati recenti indicano che circa 20.000 cause per licenziamento sono attualmente pendenti nei tribunali italiani, con un aumento dovuto alle recenti sentenze della Corte Costituzionale che hanno ampliato le tutele.

Percentuale di successo dei lavoratori

  • Cause vinte dai lavoratori: circa 60-70% (in primo grado)
  • Accordi stragiudiziali: 30-40% dei casi si chiude in conciliazione

Impatto delle sentenze della Corte Costituzionale 2024-2025

Le sentenze n. 128/2024, 129/2024 e 118/2025 hanno creato un effetto domino:

  • Aumento dei ricorsi: +15-20% stimato nel 2025
  • Maggiori reintegrazioni: La percentuale di sentenze che ordinano la reintegrazione (anziché solo indennizzo economico) è aumentata dal 10% al 25-30%
  • Indennizzi più alti: Nelle piccole imprese, gli indennizzi medi sono aumentati da 4.500 € (media con tetto di 6 mensilità) a 8.000-12.000 € (con il nuovo range 3-18 mensilità)

Conclusioni e consigli finali

Punti chiave da ricordare

Sentenza 118/2025: Abolito il tetto di 6 mensilità per le piccole imprese. Nuova forchetta: 3-18 mensilità.

Sentenze 128 e 129/2024: Reintegrazione ampliata anche per licenziamenti economici (se il fatto è inesistente) e disciplinari (se la sanzione doveva essere conservativa).

Termini perentori:
  • 60 giorni per impugnare il licenziamento
  • 180 giorni per depositare ricorso in tribunale

Raccogliere prove: Documenti, e-mail, testimoni sono fondamentali per vincere la causa.

Consulenza legale: Contatta un avvocato del lavoro o un sindacato appena possibile.

NASpI: Richiedi la disoccupazione entro 68 giorni dal licenziamento.

Referendum 8-9 giugno 2025: Possibilità di abrogare il Jobs Act e ripristinare l'Articolo 18.

Quando vale la pena fare causa

SÌ, vale la pena se:
  • Il licenziamento è chiaramente illegittimo (motivazione falsa, procedura violata, discriminazione)
  • Hai anzianità di servizio significativa (più anni = indennizzo più alto)
  • Hai prove documentali solide
  • L'azienda ha capacità economica per pagare
Forse conviene valutare un accordo se:
  • Il licenziamento è "borderline" (zone grigie della legge)
  • Le prove sono deboli
  • Preferisci chiudere velocemente e cercare un nuovo lavoro
NO, non vale la pena se:
  • Sei stato licenziato legittimamente (hai commesso gravi violazioni)
  • Non hai rispettato i termini di impugnazione (60 giorni)
  • L'azienda è fallita o in liquidazione (difficile recuperare i soldi)

Risorse utili

Organizzazioni:
  • CGIL – Confederazione Generale Italiana del Lavoro
  • CISL – Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori
  • UIL – Unione Italiana del Lavoro
Patronati (assistenza gratuita): Informazioni legali: Guide e calcolatori:

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Ultimo aggiornamento: 29 novembre 2025

Avvertenza legale: Questo articolo fornisce informazioni generali e non costituisce consulenza legale. Per situazioni specifiche, consultare un avvocato specializzato in diritto del lavoro.

Fonti

Sentenze della Corte Costituzionale

Sentenze della Corte di Cassazione

Articoli e analisi giuridiche

Referendum e Jobs Act

Dimissioni per giusta causa e mobbing

Statistiche

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